Pomodori, per noi un’autentica passione! Qui nell’orto non può ovviamente mancare la strabiliante ricchezza del cosiddetto oro rosso. L’Orto in Campania, infatti, ha ospitato nel tempo e ospita tuttora molte differenti varietà di pomodoro: seccagno, quarantino, giallo di Visciano, pomodorino giallo GiaGiú e il celebre Piennolo del Vesuvio Acampora e Arancione.
Il pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP è uno dei prodotti più antichi e tipici dell’agricoltura campana, tanto da essere perfino rappresentato nella scena del tradizionale presepe.
In diversi territori della Campania esistono raggruppamenti di ecotipi con bacche di piccola pezzatura, i cosiddetti pomodorini, che si distinguono tra loro per tipicità e qualità organolettica. I più famosi sono quelli tuttora diffusi alle pendici del Vesuvio. Il pomodorino del Piennolo raggruppa antiche cultivar e biotipi locali accomunati da caratteristiche morfologiche e qualitative simili, la cui selezione è stata curata nei decenni dagli stessi agricoltori. Le denominazioni di tali ecotipi sono quelle popolari attribuite dagli stessi produttori, come Fiaschella, Lampadina, Patanara, Principe Borghese e Re Umberto. Coltivare il pomodoro può essere un gesto lasciato alla meccanica, ma non quello del Piennolo, che necessita di imprescindibili interventi dell’uomo.
La sua coltivazione sulle falde del Vesuvio ha senza dubbio radici antiche e ben documentate. Per limitarci alle testimonianze storiche più illustri, notizie sul prodotto sono riportate dal Bruni, nel 1858, nel suo “Degli ortaggi e loro coltivazione presso la città di Napoli”, ove parla di pomodori a ciliegia, molto saporiti, che “si mantengono ottimi fino in primavera, purché legati in serti e sospesi alle soffitte”. Altra fonte letteraria attendibile è quella di Palmieri, che sull’Annuario della Reale Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici (attuale Facoltà di Agraria), del 1885, parla della pratica nell’area vesuviana di conservare le bacche della varietà p’appennere in luoghi ombrati e ventilati.
Francesco De Rosa, altro professore della Scuola di Portici, sulla rivista “Italia Orticola” nel 1902 precisava che la vecchia cerasella vesuviana era stata via via sostituita dal tipo a fiaschetto, più indicato per la conservazione.
Il pomodorino giallo Giagiù, invece, è una mutazione spontanea del pomodorino del Piennolo del Vesuvio. Proprio come il rosso, il giallo vesuviano possiede delle peculiarità che lo rendono unico e lo distinguono da tutte le altre varietà: la forma ovale, la buccia spessa e la polpa soda. Queste caratteristiche lo rendono adatto ad essere conservato a pendolo ma anche a pacchetelle, cioè tagliati longitudinalmente a metà e leggermente appiattiti, pronti per essere cotti velocemente.
Il pomodorino giallo vesuviano dal colore giallo brillante è ricco di sostanze nutritive: contiene, infatti, moltissime vitamine ed è ricco di antiossidanti. In cucina risulta essere un ingrediente versatile: il sapore privo di acidità si abbina bene a piatti a base di pesce e ortaggi, mentre la pectina presente nella buccia ha la peculiarità di addensare i sughi rendendolo particolarmente adatto alla preparazione di vellutate. Il nome è legato alla sua storia, diventata una vera e propria leggenda. Come tutte le scoperte, anche questa è capitata per caso: si narra che un contadino, nonno di una ragazza di nome Giulia, mentre era impegnato nella raccolta del pomodorino del piennolo, si accorse dei frutti di colore giallo di una pianta poco distante. Giulia, studentessa universitaria della facoltà di agraria, lo portò in laboratorio per farlo analizzare.
Dai risultati degli studi emerse che la pianta aveva subito una mutazione spontanea genetica che aveva conferito al pomodorino delle qualità differenti rispetto a quello rosso. Da quel momento è cominciata la produzione della varietà Giagiù. Il termine Giagiù fa riferimento al suo colore e al sapore dolce. Oggi abbiamo preso in esame solo due tra le varietà di pomodori: cosa ne dite di visitare l’Orto in Campania e scoprire nuovi elementi della nostra eccezionale biodiversità?