Il fico è un albero sacro, presente nelle sacre scritture e nei racconti di diversi culture dei popoli che si affacciano da millenni sul Mediterraneo. Nell’antichità, non a caso, si praticava la sicomazia, un metodo per conoscere il futuro attraverso le foglie del fico. Come simbolo dell’abbondanza è ovviamente una pianta legata alla fecondità. Il fico è l’albero che rappresenta la nascita: nel popolo Indù, infatti, è venerato per aver dato rifugio alla nascita di Vishnu. Lo stesso vale per la leggenda legata ai fondatori di Roma, Romolo e Remo, che prima di essere trovati dalla lupa si fermarono nel loro cesto lungo il fiume Tevere sotto un fico. E visto che il fico vive e si sviluppa bene in ambiente caldo e arido, è considerato anche l’albero degli eremiti, che si nutrono volentieri dei suoi frutti. In questo modo rappresenta anche l’energia spirituale.
Nella mitologia greco-romana, il fico era associato al simbolo del potere maschile ed associato a Bacco (Dioniso), a Zeus (Giove) e a Priamo. Nella cultura ebraica, il fico è segno di pace e prosperità, ma anche il simbolo di Israele. Tuttavia, il fico è più significativo nel buddhismo, perché rappresenta il sacro albero sotto cui Buddha raggiunse l’illuminazione. Nell’Islam, il profeta Maometto aveva giurato sotto un fico, per cui fu considerato l’Albero del Cielo.
Nell’antica Grecia era considerato un frutto molto speciale al quale sono legati alcuni miti. Platone, soprannominato “mangiatore di fichi”, raccomandava agli amici di mangiarne in quantità perché, a suo dire, rinvigoriva l’intelligenza. L’albero dell’Eden, proibito da Dio all’uomo nel Vecchio Testamento, non sarebbe un melo, ma un fico: infatti Adamo ed Eva, dopo averne mangiato il frutto, quando si accorgono di essere nudi, si coprono intrecciando foglie di fico.
I Romani pensavano che mangiare i fichi aumentasse la forza dei giovani, migliorasse la salute degli anziani e che addirittura avesse l’effetto di ridurre le rughe. La convinzione che il fico avesse delle proprietà feconde venne ribadita anche dalla Scuola Medica Salernitana. La medicina popolare vedeva nei numerosi semini, circa seicento per frutto, un segno della sua attitudine a favorire la fecondità. A luna crescente le coppie senza figli staccavano due foglie da un albero e le mettevano sotto ai rispettivi cuscini perché si pensava avessero il potere di far arrivare dei figli.
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