Camminando nel nostro Orto troverete delle piante altissime, simili ai girasoli: i topinambur (Helianthus tuberosus).
Un nome un po’ buffo per una pianta poco conosciuta, ma che ha un grande valore per l’agroecologia. Il topinambur è una pianta erbacea perenne, originaria dell’America centrale e meridionale, il cui uso alimentare è dato dai tuberi, dalla consistenza simile alle patate, che vengono raccolti a maturazione qualche settimana dopo il totale ingiallimento della parte superiore della pianta. Sono imparentati con i girasoli perché fanno parte dello stesso genere, cioè helianthus e le radici delle piante appartenenti a questo genere rilasciano dei terpenoidi con elevata attività biologica. Queste sostanze riescono a tener a bada il proliferare delle erbacce. Per la sua elevata produzione di biomassa e per le ridotte esigenze colturali, esso è usato come foraggera e come coltura per la valorizzazione delle aree marginali.
Ma non solo: i tuberi del topinambur hanno un elevato contenuto di inulina. In base alle fasi del ciclo annuale essa viene conservata in vari organi del topinambur: il fusto ne è una riserva prima della fioritura, dopo invece la riserva è nei tuberi che a maturazione hanno il 60-70% della sostanza secca che è costituito da inulina, un tipo di zucchero polisaccaride da cui si ricavano numerosi prodotti per l’agroindustria, come dolcificanti, fibra alimentare con alto valore dietetico, additivi per industrie alimentari, farmaceutiche e cosmetiche.
In ambito farmaceutico uno degli usi è per la formulazione di prodotti che riducono il meteorismo poiché l’inulina nel tratto intestinale viene metabolizzata da bifidobatteri. Ciò comporta un miglioramento di alcune funzioni intestinali. L’uso principale è quello di essere utilizzata come dolcificante. Pertanto il topinambur si presta ad essere una coltura per l’estrazione di inulina da dolcificante.
Un bel complimento da dire ai propri cari potrebbe essere: “Sei dolce come un Topinambur”?!