Oggi presentiamo il piccolo scrigno di fuoco dell’Orto in Campania, una delle spezie più conosciute e utilizzate in cucina.
Il peperoncino appartiene alla famiglia delle solanacee, una famiglia molto numerosa che conta 85 generi e 2200 specie. Le piante si presentano sotto forma di cespuglio con foglie di colore verde chiaro su fusti delicati. La loro altezza e larghezza, a seconda della specie, varia dai 40 agli 80 centimetri. Le solanacee hanno una particolarità: contengono alcaloidi, quindi hanno degli effetti sul sistema nervoso umano. Famiglia di grande importanza per l’uomo, visto che che comprende piante fondamentali per l’alimentazione umana (patate, melanzane, pomodori, peperoni), per uso medicinale o voluttuario (belladonna, tabacco) e addirittura piante velenose (le datura).
Nel nostro Orto ospitiamo alcune varietà di peperoncino, tra cui il piccante multicolor, che, oltre a poterle ammirare da vicino, è possibile osservare e approfondire nella nostra “Guida Erbario dell’Orto in Campania”, composta da 150 schede di piante locali e internazionali. Un interessante strumento di gioco e conoscenza che potete ricevere gratuitamente, fino a esaurimento scorte, acquistando il libro Un orto al Centro, dedicato al decennale della nostra avventura, esclusivamente presso la libreria Mondadori Megastore nel Centro Commerciale Campania.
Il peperoncino ha proprietà antiossidanti e aiuta a combattere i danni provocati dall’invecchiamento di cellule e tessuti. Contiene numerose vitamine e sali minerali che stimolano la produzione di succhi gastrici e favoriscono la digestione. Inoltre contiene la capsaicina, molecola che dà la sensazione di piccantezza e migliora la circolazione del sangue, alleviando dolori e infiammazioni. Uno degli 85 generi è il capsicum, a cui appartiene la specie capsicum frutescens, peperoncino tra i più piccanti in assoluto, utilizzato anche per la salsa tabasco.
Usato come alimento fin da tempi antichissimi, dai reperti archeologici sappiamo con certezza che era conosciuto in Messico 9mila anni fa e già nel 5500 a.C. era presente in quelle zone come pianta coltivata. Una precisa testimonianza è offerta dalla biografia di Montezuma, ultimo signore degli Aztechi, che lo utilizzava come bevanda mischiato al cacao. In Europa il peperoncino fu introdotto da Cristoforo Colombo, che lo portò dalle Americhe, mentre in Asia e in Africa era già presente. Il peperoncino, infatti, sembra non aver seguito le vie di diffusione classiche, cioè quelle dei canali commerciali degli Europei, ma compare e si diffonde in varie parti del pianeta quasi contemporaneamente. Probabilmente tutto ciò è accaduto grazie alla curiosità dei volatili, che attirati dagli splendidi colori variopinti delle bacche, li consumano tranquillamente e, digerendo, distribuiscono i semi in giro. Esempio classico è il cosiddetto pepe di Cajenna o paprica, pianta originaria dell’America tropicale ma già conosciuta in Asia e in Africa, dove si diffuse da una tribù all’altra.